La sindrome dell’ovaio policistico
La sindrome dell’ovaio policistico è anche denominata PCOS. Consiste nell’ingrossamento delle ovaie, nella presenza di cisti ovariche multiple e da iperandrogenismo e resistenza all’insulina che causa l’iperinsulinemia. Si verificano, quindi, delle problematiche di natura endocrinologica e metabolica nelle donne che sono affette dalla sindrome dell’ovaio policistico.
La definizione di ovaio policistico
Sempre secondo il Ministero della Salute, la definizione dei sintomi causati dal PCOS è tale da poter affermare che “l’ovaio policistico è espressione di una complessa alterazione funzionale del sistema riproduttivo data dall’aumento degli ormoni maschili, ovvero gli androgeni, causa di segni e sintomi”.
I sintomi
- irsutismo
- alopecia androgenetica (acne e calvizie di tipo maschile)
- disturbi mestruali (mestruazioni irregolari, assenza di mestruazioni per più mesi, cicli scarsi o prolungati).
Proprio l’aumento di androgeni provoca dei segni inequivocabili. Tra questi c’è appunto l’irsutismo, ovvero la crescita di peli sul corpo e sul viso. Si tratta di aree nelle quali le donne non dovrebbero sviluppare eccessiva peluria, ma che in presenza di un ovaio policistico possono far comparire peli che influiscono negativamente sull’estetica e sull’aspetto psicologico. Tra i segni c’è anche l’alopecia androgenetica che genera nelle donne non solo acne ma anche calvizie come nei maschi e i disturbi mestruali. Questi ultimi sono riconoscibili da mestruazioni irregolari, assenza totale di ciclo per alcuni mesi, oppure cicli mestruali scarsi o prolungati.
Cosa fare con una diagnosi di PCOS
Non è semplice effettuare una diagnosi di sindrome da ovaio policistico. Lo specialista in ginecologia può richiedere di effettuare degli esami per avere conferma della diagnosi effettuata dopo l’anamnesi. Gli esami che il ginecologo può richiedere sono la misurazione dei livelli ormonali, chiedendo alla paziente di sottoporsi a un dosaggio ormonale, ovvero un prelievo del sangue che quantifica gli ormoni femminili e la fornisce indicazioni sulla funzionalità ovarica. Possono essere richiesti anche glicemia, insulinemia e un’ecografia pelvica. E’ importante anche sottoporsi periodicamente a controlli. Al Rome American Hospital gruppo Nefrocenter durante l’anno sono attivate delle campagne di prevenzione per la tutela della salute delle donne.
Il legame tra PCOS e diabete
Gli esami richiesti quando lo specialista si ritrova di fronte a un caso sospetto di sindrome da ovaio policistico comprendono anche glicemia e insulinemia. Ciò perché la sindrome dell’ovaio policistico è uno dei fattori di rischio per il diabete. Secondo i dati pubblicati da associazioni di categoria, il 50% delle donne che ha una PCOS conclamata può sviluppare uno stato prediabetico o di diabete di tipo 2 e ciò avviene prima dei 40 anni. Questa condizione medica si verifica perché la sindrome dell’ovaio policistico genera insulino-resistenza.
Cosa fare per la sindrome dell’ovaio policistico
Per le donne affette da PCOS è fondamentale mantenere un corretto stile di vita. Chi ha la sindrome dell’ovaio policistico non è sterile, può avere figli. Quando però ci si trova di fronte a una anovularietà di natura sistematica (cioè la disfunzione del ciclo mestruale) si potrebbe ricorrere all’induzione dell’ovulazione. La resistenza insulina, inoltre, viene combattuta con l’esercizio fisico e la perdita di peso che, oltre a ridurre i livelli di insulina, aiuta anche ad abbassare la SHBG (la globulina legante gli ormoni sessuali) prodotta dal fegato. Svolgere regolare attività fisica aiuta anche a regolare i livelli di estrogeni, ovvero gli ormoni femminili, ma anche a riprendere la regolare ovulazione e potenziare l’effetto dei farmaci utilizzati per l’induzione dell’ovulazione.
Le cure
L’obiettivo delle cure della sindrome dell’ovaio policistico è quello di gestire i sintomi e prevenire le complicazioni. Oltre alle modifiche allo stile di vita, lo specialista potrebbe effettuare una terapia farmacologica con contraccettivi orali, farmaci anti androgeni e metformina. Se causa problemi alla fertilità, il medico può stimolare l’ovulazione con la somministrazione di citrato di clomifene, ma nei casi più gravi si può procedere alla fecondazione in vitro. Nei casi più gravi e rari si ricorre all’intervento chirurgico per eliminare grandi cisti che provocano dolore intenso. Nei casi estremi si procede alla rimozione parziale dell’ovaio.
Visita Ginecologica
La salute passa da una buona prevenzione
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